FOTO SIMBOLO DI REGGIANE
“Reggiane” è un nome che appartiene alla memoria e alla identità cittadina. Il Parco Innovazione riporta in vita una parte di Reggio Emilia, accogliendo la sfida di riqualificare un’area industriale dismessa e degradata, sede delle storiche Officine Meccaniche Reggiane fondate nel 1904.
L’area, circa 26 ettari a ridosso della ferrovia e del centro storico di Reggio Emilia, all’interno del quartiere industriale operaio di Santa Croce è lo scenario della storia economica e sociale di Reggio Emilia, una storia importante, fatta di una produzione enorme, di lavoro, ricerca e grandi innovazioni. L’abbandono definitivo delle Officine nel 2008 ha lasciato quest’area strategica “sospesa” e ha creato una ferita, che viene sanata attraverso un innovativo intervento di rigenerazione urbana, che vuol essere il modello di un nuovo sviluppo economico sostenibile, cruciale per il futuro della città.
Le ”Reggiane” Officine Meccaniche Italiane, nate nel 1904 per produrre materiale rotabile (carri merci, locomotive, carrozze), nel 1918 entrano in contatto con il mondo aeronautico e con l’Ingegner Caproni, pioniere dell’aviazione mondiale, che rileva la ditta negli anni trenta, portandola ad essere famosa per gli aerei da caccia. Le Reggiane, che arrivano ad occupare fino a 12.000 dipendenti nel 1942, sono la quarta fabbrica più importante in Italia dopo Fiat, Ansaldo e Breda. Oltre ai propri modelli, costruiscono aerei e motori per conto della Siai Marchetti, della Piaggio e della Fiat. Nel dopoguerra la produzione prosegue con impianti per zuccherifici, locomotive, gru portuali, sino alla cessione dell’attività e alla definitiva chiusura e al conseguente abbandono dell’area nel 2008.
La Rigenerazione Urbana dell’area Reggiane trova origine all’interno di un più ampio processo di pianificazione e governance strategico-territoriale che il Comune di Reggio Emilia, reagendo agli effetti della crisi globale, ha avviato nel 2010 e che investe l’intera Area Nord della città, assunta quale risorsa infrastrutturale sulla quale sviluppare un progetto di territorio basato su un modello economico non più tipicamente manufatturiero ma indirizzato verso l’economia della conoscenza, capace di dare impulso alla crescita di competenze distintive, attrazione di saperi, talenti, ricerca e innovazione, scambio internazionale di esperienze e relazioni e diffondere nuova qualità urbana e di vita.

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